Come Iniziare la Pole Dance e Continuare Senza Farsi Abbattere dalle Parole Limitanti

Il Mio Difficile Inizio Nella Pratica della Pole Dance

Come è cominciato tutto? Beh, stavo facendo un viaggio a ritroso nei meandri del mio passato pole-dancer, ma ahimè, le mie investigazioni mi hanno portato a scoprire che il mio debutto nel mondo della pole dance è avvenuto prima che le storie di Facebook diventassero una cosa!

Eppure riesco a ricordare l’ansia che ho provato il mio primo giorno, in un piccolo studio di Roma, anche solo nel presentarmi lì.

Era un piccolo studio in via Cavour, abbastanza vicino a casa mia da poterci andare a piedi e per arrivarci dovevo camminare tra i vari locali che frequentavo fin da giovanissima: il bar del mio compagno di scuola delle elementari, il pub dove andavo con gli amici fin dal liceo che era aperto fin dal primo pomeriggio, la parrocchia dove ho fatto il catechismo e perfino la mia scuola elementare.

Eppure stavo andando a fare pole dance. Io.

Non ho mai scritto di questo fino ad ora, ma venivo da un mondo completamente diverso. Per anni ho praticato il nuoto in tutte le sue forme possibili, l’acqua è sempre stato il mio elemento, ho praticato nuoto, pallanuoto, nuoto sincronizzato, salvamento per poi continuare da adulta con il nuoto master.

Ho anche insegnato nuoto e nuoto sincronizzato per moltissimi anni sia in Italia che in Australia ed è una passione che in realtà non si è mai del tutto spenta, ma sicuramente col tempo si è affievolita.

Il nuoto mi ha portato diversi problemi a livello fisico, ginocchia lesionate, contratture della schiena, ed ero così rigida da non riuscire a toccarmi le ginocchia.

E per me alla base dello sport ci deve essere il benessere psicofisico, perciò in quel periodo ho deciso di uscire un po’ fuori dalla comfort zone e di provare qualcosa di completamente diverso.

Mi trovavo in questo piccolo studio, se non il primo, forse il secondo mai aperto a Roma, una scuola di danza con vari stili, quattro pali da condividere durante la lezione con altre persone inclusa l’insegnante, costi altissimi e possibilità di allenarsi solamente con l’insegnante una sola volta a settimana.

Per me andava bene, all’epoca lavoravo a turni in aeroporto e il mio impegno non poteva essere maggiore di quello.

L’insegnante era una ex ballerina classica, aveva partecipato e vinto il primo campionato italiano, ed era anche andata a performare a Sanremo e qualche altro show televisivo.

Mi faceva un’impressione pazzesca e pensavo ingenuamente che dovesse essere proprio brava.

La realtà però è che quella prima classe non potrò mai scordarla per il disagio che ho provato. Sapevo di non essere adatta a quello sport, di non avere la preparazione fisica, di dover lavorare tantissimo per eccellere, e nel nuoto questo per me era facilissimo da raggiungere.
Nella pole dance no, e questa insegnante fin dalla prima classe, non faceva che ripetermi che dovevo lavorare moltissimo per arrivare a fare qualcosa di decente.

Riusciva senza imbarazzo a dirmi che ero un prosciutto appeso, che non avevo grazia, che ero chiusa come una cozza, che la pole dance, essendo uno sport, non doveva sembrare volgare e che io lo sembravo.
Tutto questo, mentre ci parlava delle scopate che si faceva viaggiando per il mondo, o degli uomini che si portava proprio nello studio di pole dance la notte in segreto.

Sì perché, in fondo, non ammazzare il tempo raccontandoci i dettagli della sua vita? Eppure ho continuato, e non so nemmeno io dirvi bene il perché. Le mie compagne di pole dance forse, che erano gioiose, insicure ma anche più brave di me, facevano il lavoro che doveva fare l’insegnante.


Mi tiravano su di morale, mi spronavano e mi incoraggiavano quando tutto mi sembrava più difficile. Piano piano, con molta lentezza il mio corpo iniziava a sciogliersi e le mie braccia diventavano sempre più forti. Ricordo che una mia compagna di pole dance, un po’ più grande di tutte noi, aveva acquistato un palo da mettere a casa sua; allora ogni tanto ci organizzavamo e andavamo ad allenarci insieme, ci facevamo foto e a fine allenamento ci mangiavamo tutta casa sua e bevevamo come non ci fosse un domani.

miss adore e amiche
allenamenti di gruppo

Poi qualcosa cambiò nella mia vita. Troppo stanca dai turni lavorativi, dagli straordinari, e dalle enormi distanze che dovevo affrontare quotidianamente per andare a lavoro ho deciso di partire per andare a vivere in Australia, che per puro caso è sia la patria del nuoto, che della pole dance.

Avevo deciso di frequentare lo studio di pole dance più famoso al mondo, Bobbi’s pole studio. Quando lo dissi alla mia insegnante in Italia, ricordo gli occhi sgranati di S. che mi implorava di non dire a nessuno lì che avevo praticato pole dance prima con lei. Ebbene sì, proprio così.
Ricordo che mi disse che avrei fatto più bella figura se avessi iniziato da totale principiante e non avessi detto niente. (per la cronaca, a Bobbi’s Pole Studio nessuno mi ha mai chiesto niente).

Le mie compagne invece furono molto più carine. Mi organizzarono una festa di addio, mi fecero un libro dei ricordi insieme con le nostre foto, fecero anche un collage dove misero la mia faccia al posto di Felix Cane mentre posava in uno spatchcock (una posa impossibile anche per la mia insegnante).

la mia amica tedesca e quella russa
la spatchcock di felix cane

Come la percezione fa cambiare tutto:

Poi partii, e finalmente mi resi conto che le insegnanti di pole dance non sono tutte uguali, che gli stili neanche sono tutti uguali e però, i metodi di allenamento possono completamente cambiare la percezione che hai di te.

Questo però ci ho messo molto più tempo ad impararlo e lo riserverò in un prossimo articolo, ma voglio solo aggiungere questo: Non ascoltate mai le parole di chi non crede in voi anche se vi sembrano vere.

Non possiamo proprio sapere i motivi di certe cattiverie gratuite altrui, né capire perché alcuni insegnanti non incoraggino i propri studenti.

Onestamente, non vale nemmeno la pena di litigare su questo. Personalmente, non ho mai preso parte a discussioni con quell’insegnante, anche se a volte ne avevo proprio voglia. Guardandomi indietro, sono contenta della mia scelta perché non mi ha fermata, ma mi ha fatto realizzare quanto possa essere dannoso un certo atteggiamento con gli studenti.

Inoltre, mi ha spinta a studiare la PNL per comunicare meglio con i miei allievi di nuoto. Ho notato quanto una sola parola, al posto giusto, possa rendere l’apprendimento più piacevole. Ho imparato a spegnere le orecchie quando l’insegnante parlava direttamente con me, ed ho avuto la fortuna di ricevere quelle parole di incoraggiamento dalle mie amiche facendone sempre tesoro.

Miss Adore

Io che pratico la mia prima posa impossibile (secondo la mia precedente insegnante).

To be continued…

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